
Siamo certi che i software adottati dagli ATM Crypto garantiscano sempre la compliance AML secondo gli stringenti parametri italiani?
L’utilizzo di un ATM potrebbe sembrare contraddittorio ed anacronistico rispetto alla natura totalmente virtuale delle criptovalute, eppure, negli ultimi anni è aumentato progressivamente il numero di tali dispositivi in funzione nel mondo.
In Europa vengono prodotti da molteplici società e, in considerazione della qualità e diffusione del prodotto, fra le leader del settore spiccano certamente General Bytes e Lamassu.
Come esplicato sui rispettivi siti web e nei documenti forniti ai clienti in occasione dell’acquisto, grande attenzione è dedicata al rispetto delle norme antiriciclaggio e anti finanziamento del terrorismo.
Precisamente, per quanto riguarda l’ATM Crypto General Bytes sul canale YouTube della società sono stati pubblicati molteplici video relativi alla sua configurazione nel rispetto dell’AML.
Il produttore fornisce inoltre due utili manuali ai propri Clienti, per agevolare l’installazione e la configurazione.
Relativamente all’ATM Crypto Lamassu, nell’area di supporto c’è una sezione dedicata alle procedure KYC nel rispetto della normativa AML.
Trattandosi di dispositivi fisici attraverso cui è possibile cambiare criptovalute per mezzo di denaro contante a fronte di una commissione, trattenuta dall’esercente che li ha installati, infatti, essi soggiacciono pienamente alle previsioni di cui alla Va Direttiva Europea Antiriciclaggio.
Tuttavia, poiché i software sono calibrati per standard generali, mediamente adottati a livello europeo, potrebbero presentare delle criticità rispetto alla normativa italiana.
Deve considerarsi infatti, che la Direttiva Comunitaria in materia è stata recepita in modo diverso dai vari Paesi membri dell’Ue e l’Italia ha adottato le misure più stringenti.
Invero, come compiutamente esplicato in altro approfondimento, l’Italia aveva anticipato già nel 2017, con il D.lgs n. 90, il contenuto dell’attuale Va Direttiva.
Ne deriva che:
- le impostazioni adottate dagli esercenti italiani al momento dell’installazione degli ATM Crypto devono essere molto stringenti;
- accorgimenti specifici potrebbero essere necessari per l’adeguata verifica della clientela, in particolare in caso di attivazione in loco di un wallet. Accorgimenti per cui, in mancanza di apposite impostazioni fornite dalla casa madre, potrebbero essere necessarie integrazioni software;
- preventivamente all’attivazione dell’ATM, deve valutarsi la necessità o meno di acquisire l’autorizzazione (e considerare i relativi adempimenti periodici) da parte di Banca d’Italia per la gestione del contante;
- infine, considerato che le commissioni sulle transazioni eseguite possono essere corrisposte in criptovalute, è indispensabile avere riguardo per gli aspetti contabili e fiscali che ne derivano.
Alla luce di tali considerazioni, per ridurre drasticamente la possibilità di incorrere in sanzioni, si consiglia non solo di avvalersi di un consulente esperto in antiriciclaggio e nuove tecnologie per essere guidati nell’installazione e configurazione del dispositivo ma altresì di privilegiare quelli eventualmente realizzati appositamente per il mercato italiano.