CRIPTOVALUTE COMPLEMENTARI ALL’EURO – Status

9 Gennaio 2020 -

Si parla da tempo di criptovalute complementari all’Euro o più precisamente di modelli di token economy da sviluppare a livello di singoli Paesi Ue per far fronte a specifiche esigenze territoriali, e la via sembrerebbe essere stata ormai aperta sia dalla BCE sia dalla Francia.

Christine Lagarde, la presidentessa della Banca Centrale Europea, ha infatti recentemente rilasciato un’intervista proprio in merito al lavoro dello speciale gruppo di esperti costituito per lo sviluppo della Central Bank Digital Currency.

Da un lato ha confermato il progressivo avvicinamento dell’eurozona allo sviluppo di valute Digitali delle Banche Centrali, di cui si detto approfonditamente nell’articolo CRYPTO WARS – BITCOIN vs CORPORATION vs STATI,

dall’altro, che non si intende influire negativamente sulle iniziative del mercato privato volte a sviluppare “pagamenti al dettaglio rapidi ed efficienti” (esempio: PayPal, Skrill, Libra, etc,) nell’Unione europea, ma al più affiancarvisi.

Si dovrà tuttavia attendere ancora la metà del 2020 affinché la BCE determini puntualmente gli obiettivi della creazione di una propria CBDC.

Creazione che, peraltro, potrebbe essere ritardata a causa di rischi sistemici, come sottolineato dalla presidentessa il 2 dicembre 2019 durante l’audizione della Commissione del Parlamento Europeo, per i problemi economici e monetari.

La gestione di una moneta è infatti di per sé assai complessa e lo diviene progressivamente di più ove si cerchi non solo di contemperare le esigenze economiche di attori dalle caratteristiche molto differenti come quelli europei ma altresì di modificare la consolidata struttura della moneta per far fronte alle nuove esigenze di un mercato, quello dei pagamenti digitali, in rapida evoluzione.

A ciò deve aggiungersi l’ovvia considerazione che, vivendo in un contesto globalizzato i cui poli accentratori principali sono USA, Russia e Cina, la gestione di un valore monetario non può avvenire isolatamente, da parte degli attori europei, ma deve essere effettuata di concerto per poter competere efficacemente.

Come esplicato compiutamente in precedenti approfondimenti sul fisco digitale, sui contrasti cripto monetari fra super potenze e nel più recente “Crypto Wars“, ciò non escluderebbe tuttavia la realizzazione di modelli di token economy funzionali alle esigenze del territorio (come del resto sta già facendo la Francia in accordo proprio con la BCE).

Affinché i benefici siano concreti, tuttavia, ciò dovrebbe avvenire imprescindibilmente in conformità alle peculiarità della popolazione, dunque ad esempio al livello di alfabetizzazione digitale, all’età, al grado di imposizione fiscale diretta e indiretta, alla maggiore efficacia di modelli sanzionatori o premiativi, attestata da studi scientifici.

Per tali ragioni non deve apparire contraddittoria la recente presa di posizione della BCE contro l’abolizione del contante in Italia, riportata da La Verità.

Estremamente interessante per lo sviluppo di valute complementari dei singoli Paesi U.e, potrebbe quindi essere questo paper del febbraio 2018, elaborato da SEANG S. e TORRE D., dell’Universit´e Cˆote d’Azur – GREDEG – CNRS, 250 rue Albert Einstein, 06560 Valbonne, France.

In esso vengono esaminate le proprietà dei protocolli di consenso Proof of Work e Proof of Stake nella gestione di una o più Valute Complementari Locali.

Il paper include il controllo da parte dell’emittente dei vantaggi dell’uso della valuta da parte di consumatori eterogenei e la determinazione di ricompense anche di validatori (o minatori) eterogenei.

Si considera inoltre la resilienza dei protocolli di validazione agli attacchi malevoli condotti da un individuo o pool di validatori.

I risultati mostrano l’utilità del Proof of Stake per piccole comunità di utilizzatori della valuta complementare, mentre il Proof of Work di Bitcoin potrebbe avere vantaggi quando la dimensione della comunità aumenta.

Considerato il forte interessamento della Francia per lo sviluppo di una propria criptovaluta di Stato complementare all’Euro, non sembrerebbe un caso che il paper sia stato elaborato in seno ad una università francese.

Anche in Italia, tuttavia, si sta muovendo qualcosa, come si è spiegato in riferimento al progetto

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