
La crescente disintermediazione della finanza e la facilità di accesso a un’imponente mole di informazione e formazione, impongono nuove sfide a banche e consulenti privati.
SOMMARIO
1. Fai da te
2. Banca vs Consulente privato
2.1 Personalizzazione del percorso di investimento
2.2 Pianificazione finanziaria
CONCLUSIONE – Portafoglio ideale
Col progredire di Internet e del web, i vincoli giuridici e di conoscenza che imponevano di rivolgersi a professionisti ed enti specializzati per gestire il risparmio sono progressivamente venuti meno.
Per giustificare adeguatamente l’affidamento di un patrimonio a terzi, a fronte della possibilità, ormai consolidata, di gestirlo “autonomamente”, risulta quindi fondamentale ampliare notevolmente quantità e qualità dei servizi offerti, riducendone al contempo i tempi di erogazione.
Il tema potrebbe invero estendersi a pressoché tutto il settore terziario ma risulta particolarmente evidente in quei campi, come la gestione finanziaria e previdenziale, in cui gli utenti “possono auto determinarsi”, senza particolari imposizioni normative (a differenza ad esempio dell’assistenza giudiziale, per cui è richiesto pressoché sempre un avvocato e le peculiari regole del “gioco” processuale rendono comunque impossibile un rapido adeguamento a chi non abbia effettuato appositi studi).
1. Fai da te
L’uso delle virgolette è d’obbligo poiché, a ben vedere, la disintermediazione in discussione non si traduce in una vera e propria capacità di autodeterminazione dell’Utente ma:
- in una mera riduzione degli intermediari persone fisiche attraverso i software;
- nello spostamento degli equilibri di potere in favore dei grandi conglomerati tecnologici/industriali che li sviluppano e che sono estremamente più difficili da aggredire in caso di eventi patologici del rapporto fiduciario.
L’avvento delle criptovalute, degli exchange, della finanza decentralizzata ecc., hanno accelerato ulteriormente tale cambiamento ed acuito il rischio di depauperamento del risparmio.
Nell’era del populismo, infatti, le criptoattività sembrano essersi innestate perfettamente, generando come non mai:
nel migliore dei casi
- gruppi e chat dedicati agli investimenti;
- mirabolanti corsi di formazione e schiere di YouTuber reinventatisi “consulenti finanziari” dall’oggi al domani;
nel peggiore
- truffe;
intese a sfruttare un’illusione tanto diffusa quanto pericolosa:
che da soli e per di più senza studio ed esperienza, si possa fronteggiare la complessità dell’era moderna.
2. Banca vs Consulente privato
Considerato quindi:
- che nell’economia contemporanea i rapporti fiduciari non sono venuti meno ma si sono trasformati ed anonimizzati, nell’illusione generale di un vantaggio per l’utente ma effettivo solo per i grandi provider della Rete;
- che l’unità fondamentale sulla base della quale possiamo misurare il valore di qualcosa è il tempo (in altri termini quanto impiegheremmo noi stessi per raggiungere il medesimo risultato);
per valutare l’opportunità di rivolgersi ad una banca o a un consulente privato, è necessario conoscere – almeno genericamente – le opportunità di investimento che vengono proposte dalla prima rispetto e quelle proponibili dal secondo.
2.1 Personalizzazione del percorso di investimento
E’ il discrimen fondamentale fra le due citate figure nonché il presupposto per raggiungere efficacemente degli obiettivi.
Il bancario è un lavoratore che consiglia su precise direttive dell’ente da cui dipende, dunque per lo più prodotti e servizi della banca medesima.
Il consulente finanziario è un libero professionista indipendente, ossia senza vincolo di prodotto.
Ciò gli consente di costruire portafogli di investimento personalizzati, nel rispetto delle esigenze di ogni singolo risparmiatore.
In seguito all’esperienza presso tre Istituti Bancari, ove ho constatato quotidianamente i numerosi vincoli e le pressioni commerciali a cui il bancario soggiace, tempo fa ho deciso di assecondare le mie convinzioni personali e spezzare il “vincolo del posto fisso”.
Accettando i rischi della libera professione, sono quindi diventato un Consulente Finanziario abilitato all’offerta fuori sede ossia uno strumento utile, chiaro e trasparente a disposizione degli investitori, poiché svincolato da rapporti commerciali con terze parti.
Ciò ovviamente non significa che investire in banca sia sbagliato.
È bene però essere coscienti che inevitabilmente ciò determina un limite nelle possibilità di investimento, nella personalizzazione del portafoglio e nell’attenzione / comunicazione quotidiana che si può ricevere.
Fattore, quest’ultimo, alla base di ogni valida prestazione di servizi poiché consente di costruire fiducia fra le Parti e raggiungere più velocemente i risultati auspicati.
Ciò conduce al secondo elemento di differenziazione fra Banche e Consulenti privati:
2.2 Pianificazione finanziaria
Consta dei seguenti step:
– studio del mercato su cui si intende investire;
– valutazione del rischio di investimento;
– elaborazione di una strategia di investimento consona anche alle caratteristiche del Cliente;
E’ fondamentale peraltro essere preparati a modificare la propria strategia rapidamente in considerazione delle mutate esigenze del Cliente e condizioni del mercato (evincibili preventivamente anche da notizie di prima mano provenienti da mercati esteri).
Riguardo al Cliente, è necessario comprendere in particolare:
– qual è la sua attuale situazione finanziaria ossia:
tutte le entrate e i risparmi, per analizzare correttamente i movimenti che potrà effettuare e le eventuali perdite che potrà sopportare;
– la tolleranza al rischio;
è necessario essere consapevoli che il rischio rappresenta una componente imprescindibile dell’investimento e ogni strumento finanziario comporta un margine di rischio differente.
Il Consulente deve supportare il Cliente nel valutare fino a che punto sia disposto ad esporsi e plasmare di conseguenza le sue attività di investimento.
– il grado di conoscenza economica/finanziaria;
la consapevolezza di non essere consapevoli non deve essere motivo di vergogna ma indurre a consultare un professionista, esattamente come in ambito legale o medico.
CONCLUSIONE – Portafoglio ideale
La diversificazione dei mercati dai quali attingere è la conditio sine qua non per costruire un portafoglio equilibrato nel rapporto profitto generabile / rischio di perdita.
Es.:
obbligazioni (eventualmente parametrate all’inflazione);
azioni;
mercato equity (growth o value);
azioni;
piani di accumulo (a loro volta diversificati – multipac);