STABLECOIN – Perché si stanno diffondendo

19 Luglio 2019 -

Pagamenti veloci e senza costi, possibilità di sviluppare modelli innovativi di token economy e tokenomics; sono solo alcuni dei benefici delle stablecoin.

Il 25 aprile WIREX ha annunciato il lancio di 26 stablecoin sulla blockchain di Stellar [1].

L’interesse per l’emissione di criptovalute dal valore stabile è notevolmente aumentato negli ultimi tempi, in particolare da parte delle Autorità e dei grandi Provider, in quanto:

1. possono astrattamente porre rimedio ai seguenti problemi:

  • eccessivo costo dei sistemi di pagamento elettronico tradizionali;
  • eccessivo costo degli spostamenti di capitali fra banche, soprattutto intercontinentali;
  • perdita di controllo sull’economia a causa di digital asset decentralizzati e anonimizzanti[2];

2. Perché si pongono in perfetta sintonia con l’evoluzione del sistema capitalistico, nelle sue due nuove sfaccettare:

  • la token economy da intendersi quale sistema di gamefication in cui l’utente diviene parte attiva del sostentamento della specifica piattaforma, ottenendo dei benefits sotto forma di gettoni virtuali in cambio del suo contributo (fra cui ben potrebbe rientrare la cessione di dati personali – c.d. data token economy)[3].
  • la tokenomics, ossia la creazione di un nuovo valore di scambio rappresentato in token e basato sui propri stessi prodotti. Una prospettiva che apre nuove opportunità di business, in particolare per quelle aziende che possono mettere a valore brand e asset di prodotto.

I due sistemi possono integrarsi reciprocamente ma è bene tenerli distinti per chiarezza concettuale.

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NOTE

[1] Cfr. CAVICCHIOLI M. (2019), “Wirex: 26 stablecoin sulla blockchain di Stellar”, Cryptonomist

[2] Per approfondimenti sulle stablecoin si rimanda alla Collana sulle criptovalute.

[3] La gamification (traducibile in italiano come “ludicizzazione”) è l’utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti esterni ai giochi.

I token digitali permettono dunque di realizzare in chiave high tech, l’economia a gettoni sperimentata per la prima volta addirittura nel XIX secolo, in forma di “contratto educativo”, da Alexander Maconochie, capitano della Royal Navy, con i prigionieri a lui affidati nella colonia penale dell’isola di Norfolk, nel sud del Pacifico, per convincerli a collaborare.

Più precisamente, il “contratto educativo” è quello in virtù del quale l’alunno (o il gruppo) pattuiscono con l’educatore che l’accesso a certi cc.dd. “rinforzatori” (musica, televisione, dolci, giocattoli, giornalini, ecc.) avverrà previo pagamento di un certo numero di gettoni o altri oggetti simbolici stabiliti per convenzione, i quali si ottengono emettendo comportamenti adeguati (cc.dd. goals) previsti dal contratto.

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