
Interconnettendo elementi di economia, diritto internazionale, geo e tecno politica, in questo approfondimento si tenterà di fornire un quadro del complesso scenario che si sta dipanando dallo scontro USA vs Iran.
INTRODUZIONE
Il 2 gennaio 2020, gli USA hanno attaccato con Droni un convoglio a Baghdad, in Iraq, uccidendo deliberatamente due alti rappresentanti dell’Iran, un Paese con il quale non sono ufficialmente in guerra[1]. Erano:
- il generale Qassem Soleimani, capo della Niru-ye Qods (in lingua persiana “Brigata Santa”, a volte chiamata anche Forza Quds secondo la traduzione inglese del termine), l’unità delle Guardie Rivoluzionarie responsabile per la diffusione dell’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica[2];
- il comandante Abu Mahdi al-Muhandis, vice capo del Forze di Mobilitazione Popolare e comandante della milizia di Kata’ib Hezbollah[3];
entrambi coinvolti in attività contro lo Stato islamico.
SOMMARIO
1. USA
1.1 Crimini di guerra e fake news
1.2 Perché cercano lo scontro aperto?
2. ITALIA – Politicamente così irrilevante che dalle sue basi si compiono crimini di guerra
3. DIRITTO INTERNAZIONALE – L’ascesa del diritto del più forte segna la morte della democrazia in occidente
4. CONSEGUENZE – Non tutti i mali vengono per nuocere…all’élite
5. BITCOIN – Indice di guerra
CONCLUSIONE
NOTE
1. USA
1.1 Crimini di guerra e fake news
Indipendentemente dal fatto che fossero entrambi obiettivi o lo fosse solo Abu Mahdi al-Muhandis[4], l’attacco non può che essere qualificato come criminale[5].
Esso si aggiunge alla sterminata sequela di azioni di tale risma commesse negli ultimi anni[6], in particolare in Medio Oriente, che hanno pressoché annullato il discrimen fra guerra tradizionale, guerriglia e terrorismo, plasmando uno scenario globale mai così caotico.
Fra tutte, si ricordi il finanziamento con 500 milioni di dollari dei cc.dd ribelli moderati in Siria[7]; feccia supportata mediaticamente dal c.d. Osservatorio Siriano sui Diritti Umani, delle cui fake news i nostri media si sono accorti solo dopo tre anni di devastazione[8].
Apprezzabile e coraggioso tentativo di redenzione è stata senz’altra l’intervista di Monica Maggioni al Presidente Siriano, realizzata senza l’avallo della RAI e dei nostri padroni americani sul finire del 2019 e per questo trasmessa in sordina solo su RaiPlay[9].
1.2 Perché cercano lo scontro aperto?
Dopo anni di fallimentare guerra su commissione gli USA hanno deciso di provocare direttamente l’Iran, per costringerlo ad un conflitto regionale di vasta scala, propedeutico a:
- riconsolidare la propria presenza in Medio Oriente, compromessa in seguito alla vittoria Siriana sui cc.dd. fronti rivoluzionari e lo Stato Islamico, ai recenti interventi militari della Turchia in Kurdistan[10] e al rafforzarsi del fronte sciita (a guida iraniana) in Iraq;
- riassorbire a proprio favore il revanshismo sunnita in Iraq e quindi supportare le monarchie sunnite del golfo e Israele, mettendo nuovamente in sicurezza lo stretto di Hormuz (da cui, insieme a Suez (Egitto) e Bab al-Mandab (Yemen), transita l’ottanta per cento delle merci scambiate nel mondo);
- costringere la Turchia a riallinearsi all’occidente e interrompere la collaborazione con la Russia, convertendo quindi il loro neo imperialismo regionale in ottica funzionale allo scacchiere Nato;
- marginalizzare, se non addirittura cancellare, la presenza dei Russi nello scacchiere Medio Orientale[11];
- sviare l’attenzione dall’impeachment nei confronti del presidente Trump[12] e del presidente Netanyahu[13].
3. ITALIA – Politicamente così irrilevante che dalle sue basi si compiono crimini di guerra
Obiettivi talmente vasti e importanti da giustificare non un “semplice” crimine di aggressione ma un umiliante smacco alla sovranità dell’Italia, giacché si sospetta che i droni siano stati comandati dalla base di Sigonella e per mezzo del sistema Muos di Niscemi[14].
E’ quanto asserito dal coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli, in una nota indirizzata al ministro della Difesa Lorenzo Guerini e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con la quale, oltre a richiedere chiarimenti, si prospetta la necessità – qualora fosse confermato un coinvolgimento del Paese nel mezzo di una crisi internazionale di tale portata – di revisionare il Trattato del 1954[15] tra Usa e Italia sull’utilizzo delle basi americane sul suolo italiano, riconducendole all’interno di strategie comunemente adottate dall’Alleanza Atlantica e non per un uso non concordato da parte degli Stati Uniti.
“Può l’Italia consentire che il suo territorio venga coinvolto in un omicidio extragiudiziale e in azioni di guerra senza che le sue istituzioni vengano consultate e probabilmente neanche informate?”
ha aggiunto Cangemi, della segreteria nazionale del Partito comunista italiano (Pci)
“Non è il caso di aprire una riflessione sul ruolo della base di Sigonella, continuamente rafforzata (insieme alla proiezione rappresentata dal Muos di Niscemi) – e sulla sua compatibilità con la Costituzione Italiana e con gli stessi interessi nazionali dell’Italia? Il ricercatore Antonio Mazzeo, che da anni ci informa sul gravissimo sviluppo in dotazione e ruolo della base di Sigonella, ci ha illustrato il forte dibattito che è aperto da anni nel Parlamento tedesco sulla stazione gemella di Ramstein”
ha concluso l’esponente comunista.
Si può esser certi che sulla vicenda non verrà mai fatta la dovuta chiarezza.
In primis perché il Ministero della Difesa ha smentito esclusivamente l’ovvia circostanza che da Sigonella non sono decollati i droni utilizzati per l’attacco e non invece che la base e i sistemi italiani siano stati utilizzati per comandarli a distanza[16].
- Secondo molteplici fonti riportate da ANSA, infatti, il raid sarebbe stato condotto congiuntamente dall’MQ-9, da un altro drone – l’MQ-1C Grey Eagle – e da un elicottero d’attacco AH-64E Guardian dell’esercito americano[17].
- Ebbene, il Reaper MQ 9 ha un’autonomia a pieno carico di 14 ore ed una velocità, sempre a pieno carico, di non più di 280 km/h.
- La distanza Catania – Baghdad è di circa 2800 km ma sale a 3200 km se si considerano le deviazioni necessarie ad evitare gli spazi aerei di Egitto e Giordania.
- Ne deriva che un drone partito da Catania arriverebbe a Baghdad con pochissima o nulla autonomia, dopo un volo di 11/14 ore.
- Poiché Suleimani non ha certamente comunicato in anticipo alla CIA i propri orari, per colpire con sicurezza, il drone avrebbe dovuto rimanere nel cielo operativo per un periodo sufficientemente lungo da ottenere il contatto con il bersaglio, la conferma da terra e poi colpirlo.
- In definitiva, è certamente da escludere che sia partito da Sigonella ma non che sia stato comandato in remoto da lì per mezzo del Muos di Niscemi.
- Le alternative come il Nevada, infatti, imporrebbero agli operatori, a causa del gap temporale, di predire l’andamento di un veicolo in movimento di diversi metri.
In secundis perché in Italia assistiamo all’afasia assoluta dei rappresentati istituzionali, o più precisamente ad una strana via di mezzo fra l’euforia post sbornia, l’impreparazione da scolaretto della terza media e quella prudenza, che sa tanto di viltà [18].
Qualcuno almeno ha tentato (invano) di far notare che una nuova ondata migratoria in Europa potrebbe essere la più immediata conseguenza di una eventuale ulteriore escalation di attacchi e contro attacchi fra eserciti regolari, mercenari e gruppi di ribelli in varie regioni del Medio Oriente a noi prossime[19], mentre, sul piano economico, le famiglie dovranno ulteriormente stringere la cinghia per i rincari derivanti da un deciso aumento del costo per l’approvvigionamento energetico (petrolio e gas).
4. DIRITTO INTERNAZIONALE – L’ascesa del diritto del più forte segna la morte della democrazia in occidente
Quanto accaduto in questi giorni in Iraq è l’ennesima occasione per il mondo di andare oltre le menzogne veicolate dalla propaganda occidentale, di scoprire l’inconsistenza del diritto internazionale e, in particolare, degli organismi preposti a sanzionare i soprusi delle Super Potenze, in particolare gli USA.
Non soddisfatto del “petardo esploso nella polveriera mediorientale”, infatti, lo stratega Trump ha annunciato via Twitter di avere nel mirino 52 obiettivi, alcuni molto rilevanti per l’Iran e la cultura iraniana (a simboleggiare i 52 ostaggi americani presi circa 40 anni fa)[20].
Un ulteriore terribile crimine di guerra come evidenziato dal ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif sempre su Twitter:
“Dopo le gravi violazioni della legge internazionale con i vigliacchi omicidi di venerdì scorso, Trump minaccia di commettere nuove violazioni dello ‘jus cogens’”
la norma del diritto internazionale a tutela di valori considerati fondamentali per un Paese.
“Non importa se dia calci o urli, la fine della presenza maligna degli Usa in Medio Oriente è iniziata. Quelli mascherati da diplomatici e coloro che si sono spudoratamente seduti a identificare obiettivi civili e culturali iraniani non dovrebbero nemmeno preoccuparsi di aprire un dizionario giuridico. Jus cogens si riferisce a norme perentorie del diritto internazionale, vale a dire le linee rosse internazionali. Cioè, un grande No”.
Dall’altro lato, invece, l'”incivile e terrorista” Iran, nella persona del premier Abdul Mahdi ha presentato anzitutto una denuncia alle Nazioni Unite contro «gli attacchi americani» e ha dichiarato definitivamente cessato l’accordo sul nucleare sottoscritto nel 2015 con la comunità internazionale.
In un annuncio televisivo, infatti, il governo iraniano ha fatto sapere che arricchirà l’uranio «senza restrizioni in base alle sue esigenze tecniche». L’Iran inoltre si ritiene libero da tutti i «limiti sul numero» delle centrifughe stabiliti nell’accordo[21].
Nel frattempo, Il Parlamento iracheno, nella sessione straordinaria convocata il 5 gennaio, trasmessa in diretta sulla televisione di Stato e alla presenza del premier dimissionario Adel Abdul-Mahdi, ha approvato una risoluzione che “obbliga il governo a preservare la sovranità del Paese ritirando la sua richiesta di aiuto”.
La risoluzione chiede nello specifico di metter fine a un accordo secondo cui Washington invia truppe in Iraq per oltre quattro anni, come appoggio alla lotta contro il gruppo jihadista Stato islamico.
Il testo è stato approvato dalla gran parte dei membri sciiti del Parlamento, che ricoprono la maggioranza dei seggi[22].
In questo teatro dei burrattini / farsa teatrale che chiamiamo “democrazia statunitense”, è interessante notare un altro aspetto che incide pesantemente sulla vita di tutti noi spettatori, ossia che le policy delle piattaforme mediatiche non valgono evidentemente per tutti, quando gli USA ritengono necessario diffondere fake news di Stato, manipolare l’opinione pubblica, spiare milioni di utenti di Paesi concorrenti[23] e finanche minacciarli di guerra, morte e distruzione del patrimonio storico culturale.
4. CONSEGUENZE – Non tutti i mali vengono per nuocere…all’élite
Prospettive per cui, mentre noi burattini tremiamo, gioiscono i nostri burattinai, considerate sia la possibilità di rinvigorire le campagne populiste anti-immigrati e anti-terrorismo, sia quella di uscire dalla stagnazione economica intaccando il risparmio, senza intervenire politicamente.
Ci si riferisce al fatto che, similmente a quanto accaduto con la Crisi Petrolifera fra il 1972 e il 1980, anche in questo caso, i rincari potrebbero determinare una forte erosione del risparmio delle famiglie. (allora fu di 116.000 miliardi)[24].
La morte di Soleimani dunque potrebbe rimediare lì dove nemmeno il Governatore Draghi ha potuto con molteplici manovre economiche. Tuttavia, l’intenzione palesata dalla BCE qualche mese addietro, di dirottare liquidità direttamente nei conti correnti dei cittadini Ue[25], induce ad una considerazione:
non è nell’eccessivo risparmio che può rinvenirsi la causa principale della stagnazione economica ma nel venir meno della funzione pubblica delle banche, ossia di istituti di credito, giacché in questi anni, nonostante il fiume di soldi piovuto sull’Europa, pochissimo, se non nulla è giunto nelle tasche della popolazione, essendo stato per lo più trattenuto per rimpinguare casse svuotate da operazioni finanziarie ad altissimo rischio e titoli tossici.
5. BITCOIN – Indice di guerra
Al di là di questo drammatico fuoco incrociato in cui ci sta ancora una volta catapultando l’élite finanziaria neo-liberista a guida USA, per i criptomani potrebbe essere interessante l’impennata di valore che bitcoin ha subito localmente in queste ore in Iran, pari al 300% di quello ordinario (24.000 $ in luogo dei consueti 7.000 $)[26].
Presumibilmente è un segno dello spostamento della finanza su canali decentralizzati per contrastare la chiusura di quelli tradizionali in previsione delle rappresaglie annunciate dall’Iran.
Del resto, non è la prima volta che bitcoin funge da importante indicatore delle tensioni geopolitiche.
L’ultima era stata in occasione della trade war fra USA e Cina 2019, e vi si erano soffermati anche esperti del calibro di Peter Tchir, collaboratore di Forbes ed ex Executive Director di Deutsche Bank[27].
CONCLUSIONE
Uso chirurgico di droni comandati da migliaia di km di distanza, finanza decentralizzata per spostare capitali da Paesi sotto embargo e finanziare azioni para militari, messaggistica decentralizzata per impedire l’oscuramento di messaggi propagandistici…le vie della Guerra camminano parallelamente a quelle della Finanza e sono sempre più legate all’info sfera.
Dopo aver marcato la propria differenza con gli USA agendo sul piano degli accordi e degli Organismi internazionali, l’Iran potrebbe decidere in questa occasione di andare al di là della rappresaglia fisica[28] e sfoderare il meglio delle proprie capacità di cyberwar[29].
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NOTE
[1] LA REPUBBLICA (2020), “Raid Usa a Bagdad, i resti dell’auto di Soleimani”
[2] MURATORE A. (2020), “Chi era il generale Qasem Soleimani”, Inside Over
[3] DEHGHANPISHEH B. (2014), “Special Report: The fighters of Iraq who answer to Iran”, Reuters
[5] PIVIDORI C. (2018), “Crimine di aggressione”, Università degli Studi di Padova
[7] Ribelli che, secondo quanto annunciato nel 2016 da Jeff Davis, portavoce del Dipartimento della Difesa americano, avevano consegnato circa il 25% delle proprie risorse agli islamisti di Jabhat al-Nusra, organizzazione terroristica fra le più temibili operanti nell’area e riconducibile all’ISIS. Cfr. MCLEARY P. (2016), “The Pentagon Wasted $500 Million Training Syrian Rebels. It’s About to Try Again”, Foreign Policy. Nel luglio 2017 il presidente Trump ha posto fine al programma clandestino riconoscendo che il tentativo di rovesciare il governo di Bashar al-Assad era fallito. Cfr. SANGER D., SCHMITT E., HUBBARD B. (2017), “Trump Ends Covert Aid to Syrian Rebels Trying to Topple Assad”, New York Times.
[8] VERDELLI C. (2018), “Il difficile mestiere di informare”, La Repubblica
[9] MAGGIONI M. (2019), “Intervista al Presidente siriano Bashar Al Assad”, Rai Play
[10] WALTON A. (2019), “Siria. la vittoria strategica di Putin”, Inside Over
[13] CBSNews, “Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu will seek immunity from corruption charges”
[15] LA REPUBBLICA (1995), “Basi USA in Italia, reso pubblico l’accordo”
[17] ANSA (2020), “Morto Soleimani: per l’attacco usato il drone MQ-9 “Reaper””
[24] ITALIA SALVA (2020), “La crisi energetica è inflazione”
[25] GRAZZINI E. (2019), “Come l’helicopter money potrebbe rilanciare l’economia italiana”, Micro Mega
[27] TCHIR P. (2019), “Bitcoin May Be A Leading Indicator Of Geopolitical Tensions”, Forbes
[29] MAKUK B. (2020), “We Talked to Experts About Iran’s Cyberwar Capabilities”, Vice