
Il pres. Savona ha molte idee per tutelare il rispamio degli Italiani, fra cui l’uso dell’AI. Ma non saranno obsolete per arginare i colossi di Internet?
Su IlSole24Ore di oggi, Fabio Tampurini intervista il Presidente della Consob, Paolo Savona, dopo il discorso tenuto da quest’ultimo all’Incontro con il Mercato Finanziario [1].
Dall’uso dell’IA per la tutela del risparmio e del mercato, alla situazione delle grandi società italiane fino all’impatto che LIBRA avrà sulla realtà globale; l’intervista a Savona è a tutto tondo e di seguito ne abbiamo riportato i passaggi salienti.
Savona: «così porto in Consob la rivoluzione culturale dell’hi-tech» «Buona parte degli abusi di mercato passa tramite canali elettronici» «Li combatteremo grazie all’intelligenza artificiale in alleanza con la Luiss».
“La Consob, utilizzando le nuove tecnologie, intende raggiungere due obiettivi:
far funzionare bene il mercato;
proteggere il risparmio.
Ma per procedere nella direzione giusta occorre considerare l’habitat, interno e internazionale. Ecco perché occorre una visione complessiva, da cui discendono le scelte operative”.
“Sta nascendo la Consob del futuro”, dice, “che sarà una rivoluzione culturale perché ho ricevuto un mandato preciso che, al di là delle polemiche, intendo svolgere”.
In che cosa consiste la rivoluzione culturale?
“Oggi buona parte degli abusi di mercato passa tramite i canali elettronici. Per questo diventa decisivo cogliere le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale per bloccarli.
Non è facile perché è un inseguimento continuo tra le capacità innovative del mercato e quelle dell’autorità di vigilanza, che per essere efficace deve comprenderle il più rapidamente possibile. Un compito fondamentale per contribuire al pieno equilibrio tra democrazia, Stato e mercato”.
Relazioni che ha studiato nel libro Democracy, the State and the Market, pubblicato recentemente…
“Esatto, l’ho scritto dopo un soggiorno di tre mesi a Oxford, da solo, senza famiglia e senza telefono. Nonostante insoddisfazioni diffuse la democrazia resta il modello ed è la forza di Paesi come l’Italia, non si può rinunciare a mantenerla attiva. L’importante è mettere in equilibrio tutte e tre le istituzioni”.
La lotta contro gli abusi di mercato resi possibili e amplificati dall’innovazione tecnologica è complessa. Ce la farete?
“Abbiamo il vantaggio di non essere soli. Tutto il mondo è in movimento, compresa Banca d’Italia. A livello internazionale la Sec (l’autorità di controllo dei mercati americani, ndr) ha tenuto un grande convegno a Washington, il 31 maggio scorso”.
Come verranno conciliati i programmi sull’intelligenza artificiale con l’attività ordinaria della Consob?
“Il percorso sarà parallelo. Da una parte sono già state avviate le nuove iniziative, dall’altra prosegue il lavoro tradizionale organizzato dai dirigenti della Commissione, di cui rispetto l’alta professionalità. Poi i due canali confluiranno”.
State lavorando anche con la Luiss?
“Lunedì scorso c’è stato un primo contatto. Abbiamo scelto una università privata perché quelle statali hanno gli stessi vincoli della Consob: sia di spesa sia normativi.
Il rapporto con la Luiss nasce così, per procedere più rapidamente”.
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Chi ha partecipato alla prima riunione?
“L’avvocato Paola Severino, due amministrativi dell’università e tre professori specializzati in materia e sulle blockchain”.
Che tempi prevede?
“L’organizzazione verrà definita in fretta, direi entro l’estate. Così i gruppi di lavoro partiranno”.
E la confluenza tra l’attività parallela e quella ordinaria?
“È presto per dirlo in quanto si tratta di cambiamenti strutturali. Vedremo quando saremo pronti”.
L’intelligenza artificiale crea algoritmi sulla base della ripetitività dei fatti, mentre spesso i casi di abuso del mercato hanno una loro specificità. Sarà davvero possibile intercettarli con l’innovazione tecnologica?
“L’abilità degli uffici sarà nell’individuare le discontinuità intervenendo nei momenti di rottura e individuando i casi da trattare a parte, magari anche proponendo modifiche delle norme. La premessa è l’organizzazione di una base dati adeguata, che è in corso d’implementazione. Il data base permetterà di avere un quadro esaustivo dei precedenti e di elaborarli con straordinaria efficienza.
Negli Stati Uniti, che hanno un sistema di common law, cioè sulle sentenze che fanno legge, l’intera attività di raccolta normativa è fatta ormai tramite intelligenza artificiale. Il computer ha reso inutile il lavoro d’istruttoria compiuto in passato da decine di avvocati in ogni studio legale”.
(…)
La banca dati che rappresenta la base dei programmi d’intelligenza artificiale è interna?
“Abbiamo un centro della Commissione, che verrà potenziato creando un sistema aperto, alimentato scambiando informazioni con istituzioni italiane ed estere, a partire dalla Banca d’Italia e dalla Sec”.
C’è un rischio di cybersecurity?
“Il problema della sicurezza dei dati è evidente, sia per evitare incursioni dall’esterno sia per le strategie difensive. Se ne sta occupando, in particolare, Paolo Ciocca, uno dei commissari. È molto esperto, molto motivato e anche molto ottimista. Dice che in materia possiamo essere i più avanzati al mondo. Io sono più prudente perché, come Socrate, so di non sapere”.
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Nell’ultimo anno l’unica grande operazione di finanza sul mercato italiano è stata la quotazione di Nexi e, anzi, alcune importanti società quotate hanno spostato la sede legale in altri Paesi. La Consob può contribuire a ripristinare le condizioni per invertire la tendenza negativa per il mercato finanziario in Italia?
Se si, come?
“Deve farlo e lo farà. Le faccio un esempio. Mediaset ha dichiarato che ha scelto l’Olanda per risolvere problemi di governo societario. E io ho chiesto agli uffici Consob di scrivere una norma italiana uguale a quella olandese. Punto. Ognuno è libero di trasferirsi dove crede. Ma io sono libero di chiedere il perché e di proporre la modifica della normativa italiana per renderla identica a quella di altri Paesi europei. Sono poi convinto che il motivo vero di scelte del genere, oltre alle ragioni fiscali, sia il voto multiplo, che in Paesi come l’Olanda favorisce di più l’azionista di maggioranza. Anche in questo caso ritengo opportuno che l’Italia si adegui. L’etica deve fare i conti con la realtà”.
Gli italiani rimangono degli accumulatori straordinari di risparmio, ma buona parte delle società di gestione sono state vendute a capitali esteri. La partita è persa oppure è ancora possibile rimediare?
“Ne rimangono ancora e vanno difese anche se il problema vero è come viene impiegato il risparmio raccolto, a prescindere dalla nazionalità della società di gestione. La necessità è di ripristinare la fiducia nell’Italia, un Paese che non crede più in sé stesso. Senza inversione di tendenza, il risparmio italiano finirà all’estero. Qualunque sia la nazionalità delle società di gestione”.
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L’Europa ha imposto misure severe alle banche italiane per la copertura dei crediti inesigibili, mentre ha chiuso entrambi gli occhi sui derivati. Può continuare così?
“Il problema va affrontato alla radice mettendo fine alla benevola disattenzione con cui finora l’Europa e la Federal Reserve hanno trattato la materia. È un argomento che ho studiato a fondo: la verità è che la valutazione corretta del rischio sui derivati non è possibile, con tutte le conseguenze del caso sui bilanci delle grandi banche più esposte. L’Unione europea ha responsabilità da cui non può prescindere”.
Lei ha sottolineato fattori di similitudine tra Italia e Giappone, il che lascia spazio per la crescita del debito pubblico italiano, già fuori controllo. Come pensa che livelli d’indebitamento analoghi al Giappone possano essere perseguiti anche dall’Italia senza alimentare crisi di sfiducia?
“La mia posizione è chiara, anche se è stata strumentalizzata. Se il risparmio e la bilancia dei pagamenti lo consentono, il rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo non può essere la variabile principale intorno a cui costruire la politica economica. Il che non significa che il debito pubblico possa aumentare senza limiti, in quanto la crescita deve rimanere al di sotto di quella del Prodotto interno lordo. Questa è una buona regola anche per le imprese: gli interessi sul debito non devono crescere più della redditività dei profitti”.
In questi giorni ha debuttato il sistema di blockchain targato Facebook. C’è il rischio che la situazione sfugga di mano alle banche centrali e ai governi?
“Si sta creando una situazione destinata ad avere conseguenze drammatiche. Di fatto società come Facebook e Amazon si stanno sostituendo alle grandi banche internazionali. Senza che le banche centrali, le autorità di controllo e gli Stati battano un colpo. È un caso classico di come l’abilità dei privati superi quella dell’area pubblica. Oggi si assiste alla sottovalutazione di un fenomeno che creerà gruppi onnipotenti e monopolisti. Impossibili da riportare sotto controllo. Stanno nascendo sistemi di pagamento che coinvolgono miliardi di persone contro, per esempio, i 500 milioni di europei che utilizzano l’euro. Inoltre, se le banche perdono i sistemi di pagamento sono finite. Indicativo è che Facebook abbia scelto di chiamare Libra il nuovo denaro, lo stesso nome scelto dall’imperatore Carlo Magno quando inventò la moneta che rappresentò una svolta per il Medio Evo. La verità è che si stanno creando nuove monete per i traffici internazionali”.
L’incapacità di arginare lo strapotere dei nuovi giganti multinazionali si spiega anche con la mancanza di leadership adeguate nella politica e nella società?
“Il mondo cambia alla velocità della luce e servirebbero più che mai leader capaci di avere visioni d’insieme, di collegare competenze specifiche a esigenze generali. Non è facile. Io, per quanto mi riguarda, sento molto la mancanza di personaggi che erano in grado di farlo al meglio e con cui sono cresciuto. Nella politica ricordo Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi, Guido Carli. E ancora: Paolo Baffi per l’economia e Guido Rossi nel diritto societario. Oggi sarebbe prezioso confrontarmi con loro”.
CONCLUSIONE
Nonostante i suoi 83 anni, il presidente Consob dimostra una mente fervida e una capacità di lettura della realtà, adattamento e contro risposta al suo mutare assolutamente invidiabile.
Le iniziative intraprese dalla Consob, dalla proposta di regolamentazione delle ICO [3], sino all’uso dell’IA per la tutela del risparmio e la vigilanza sul mercato, si pongono sulla corretta via ma giungono con evidente ritardo.
Da anni infatti è noto agli addetti ai lavori che i mercati sono ampiamente nelle mani di algoritmi e macchine altamente evoluti.
Ben vengano quindi le proposte di innovazione ma sperare di arginare Facebook e altri colossi del genere con soluzioni già in uso da anni in paesi più tecnologicamente evoluti del nostro, è come sperare di arginare uno tzunami semplicemente piazzando delle boe di allerta nell’oceano.
Urgono progetti di ampio respiro che, giocando sul medesimo terreno dei suddetti colossi (e-commerce, pagamenti elettronici, cambio valute estere, data providing, Internet advertising ecc.), vi contrappongano una visione eticamente positiva, distribuendo gran parte dei proventi generati agli utenti, mettendo così in moto l’economia.
In altri termini, se non si vuole essere completamente estromessi dal mondo che conta, urge elaborare modelli economici socialmente utili.
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NOTE
[1] Cfr. BERTOLINI G. (2019), “CRIPTOVALUTE – Savona le sposa ma a certe condizioni)”, Crypto Avvocato
[2] TAMPURINI F. (2019), “Useremo l’Intelligenza artificiale a tutela del risparmio”, IlSole24Ore
[3] Di cui è stato tracciato un quadro in BERTOLINI G. (2019), “CRIPTOVALUTE – Cryptofunding”, Crypto Avvocato